SEMPLICEMENTE ROONEY

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Quale giocatore vorrei nella mia top team? Cristiano Ronaldo e Messi avrebbero, ovviamente, un ruolo di primo livello; ma ci sono giocatori, anche, che all’economia del gioco spesso giovano più delle grandi stelle del calcio mondiale sopracitate.

Uno di questi giocatori, a mio giudizio, è Wayne Rooney. Per chi come lui esordisce giovanissimo in Premier League prima e nazionale poi, è facile pensare che le porte del calcio che conta siano già aperte verso un radioso futuro; e se a soli 16 anni segni 6 gol in 33 presenze e l’anno dopo diventi il più giovane scorer della tua nazionale, beh, allora sì che sei nella posizione di poter oscurare il tuo predecessore ‘Golden Boy’ Michael Owen.

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Ma a differenza dell’ex Pallone d’oro, per chi come Wayne viene da Croxteth, sobborgo povero di Liverpool, e veste la maglia dell’ Everton, squadra antagonista dei ‘Reds’ di Anfield, niente è scontato, niente è dovuto. Sudore, fatica, lavoro sono le parole chiave che daddy Thomas ha usato per crescere il figlio, e che il figlio ha fatto proprie fin dai primi calci al pallone.

Perché 8,9,10? Basta vederlo giocare. Succede che un giorno, intorno alla fine del mercato estivo 2004, ti chiama un certo Sir Alex Ferguson che ti vuole al Manchester United, sull’altra sponda del Merseyside: a novembre prima doppietta contro il Newcastle (ah, prima rete contro gli acerrimi rivali dell’Arsenal). Semplicemente fantastico: già al secondo anno con i ‘Red Devils’, la maglia numero 10 sulle spalle: la maglia del fantasista, di colui il quale illumina il gioco. Perché lui è così, tecnica sopraffina, acrobazie incredibili (vedi il gol vittoria nel derby contro il City), passaggi da puro genio del calcio. In tutte le zone del campo, visto che Ferguson lo impiega a ridosso della prima punta e sugli esterni.

download (2)Succede che poi un signore chiamato Fabio Capello, allenatore della nazionale inglese, si accorge che a fronte di un continuo dispendio energetico che gli viene chiesto allo United c’è una grande media realizzativa (e di assist of course). Così gli dice durante i periodici ritiri con i ‘3 Leoni’: “sai che il maggior numero di reti viene segnato da dentro l’area di rigore?” Quindi, maglia numero 9 e ruolo di centravanti puro: semplicemente devastante. Perché lui è così, segna di testa, di destro, di sinistro, da vero rapinatore d’area. Nel 2014 segna la rete numero 100 con la nazionale.

Succede che addirittura, quando arriva sulla panchina del Manchester il Profeta Van Gaal per risollevare le sorti del club dopo il tracollo Moyes, il buon Wayne si ritrovi a giocare accanto a Carrick sulla linea dei centrocampisti; a dire il vero, già Ferguson lo aveva impiegato in quel ruolo, ma a scopo emergenziale, quando c’era da recuperare il risultato. Ecco il numero 8, quello dei mediani: semplicemente incredibile. Come quei centrocampisti che corrono, rincorrono, pressano, recuperano, coprono, e poi ripartono, passano, lanciano, tirano. Perché lui è così: grinta e leadership, intelligenza tattica e fiato da vendere.

Sacrificio, squadra, classe: i cardini su cui questo giocatore ha costruito la sua carriera, su cui è ancora forse il primo della classe, su cui sarà ricordato, e stimato, da tutti, vecchi e giovani. Alla fine del 2015 ha segnato 170 reti in 340 partite. Miglior marcatore della storia dei derby di Manchester. Perché lui è così, semplicemente straordinario. Semplicemente Rooney.

SEMPLICEMENTE ROONEY

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