JUVENTUS, ANNO 0

Juve Serie B twb22.blogspot.com -----621Sono passati 10 anni quasi da quando la Juventus è tornata in Serie A. Dopo il terremoto di Calciopoli, la Vecchia Signora ha concluso la stagione 2014/2015 con la finale di Champions League. Un cammino glorioso, senza dubbio, soprattutto se consideriamo il potere economico che detiene paragonato a quello dei grandi club europei che spadroneggiano in questa competizione.
Dopo la promozione dalla Serie B, in corso Galileo Ferraris si sono alternati allenatori, giocatori, dirigenti. Risultati altalenanti, grandi promesse, false speranze, sulla base di un cuore e di un amore grande così tra i tifosi ed i colori bianconeri non sempre corrisposto, per inefficienze ed inefficacia degli addetti ai lavori.

agnelliIl grande salto di qualità? La ri-affermazione prepotente della famiglia Agnelli e la costruzione del nuovo stadio, di proprietà. Investimenti in termini di persone e di strutture. Investimenti fatti seguendo la tradizione della Famiglia e al tempo stesso con uno sguardo rivolto al futuro, degno dei migliori club europei.stadium

Del Neri, Zaccheroni, Ranieri, sono solo ormai lontani ricordi, che i tifosi certo non rimpiangono. L’amarcord è per il Capitano, per Pavel Nedved, per David Trezeguet, eroi fedeli che oggi immaginiamo con nostalgia al fianco di chi c’era…e c’è sempre: Buffon, Chiellini, Marchisio. Simboli di una Juventus che ha lottato per riaffermasi, che ha smentito sul campo chi rinfacciava sempre le solite cose, con appellativi bambineschi tipo “Rubentus” (è quello che mi fa più ridere). Mirabili invenzioni, quando in campo hai Thuram, Emerson, Cannavaro, Vieira, Camoranesi, Zambrotta, Ibrahimovic oltre ai sopracitati, e quando il tuo allenatore è un certo Don Capello.n_juventus_campioni_ed_ex_giocatori-4485722

Ma si sa, il calcio è di chi lo segue, di chi ne parla, di chi ne scrive. Si va avanti.

Oggi l’albo d’oro del calcio italiano parla di 4 scudetti vinti consecutivamente e delle coppe nazionali, parla di un blasone riacquistato, parla di un piano di investimenti per aprire un’altro ciclo. Un’altro, il terzo, dopo quello del ritorno in Serie A e dopo quello di Pirlo, Vidal e Tevez con Antonio Conte in panchina. Mica semplice, quando vincere…è l’unica cosa che conta.
conteLa coppia Marotta-Paratici fino ad ora ha fatto un lavoro egregio. Ha scommesso su Vidal prima, Morata e Pogba poi, ha rivitalizzato Barzagli, ha investito su Pirlo, Tevez, due certezze, ha azzeccato i vari Pereyra, Asamoah, Evrà. Tre anni con Conte per tornare ad essere leader in Italia, battendo record su record ed aver ridato linfa vitale ad una squadra che “veniva da due settimi posti”. Il tecnico giusto – Allegri – per cambiare mentalità, senza stravolgimenti, ed essere protagonisti in Europa, dopo un solo anno, con una finale persa con la più forte squadra del mondo.

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Poi? Devi cambiare. Ti viene imposto dall’età (Pirlo), dai sentimenti (Tevez), dal business (Vidal). Ti viene richiesto dal ciclo naturale degli eventi: dopo 4 anni al top, alcuni giocatori simbolo non ci sono più, e ne servono altri. Pronti per vincere ancora e da subito o da far crescere? Bel dilemma, ma una scelta va fatta. Il tifoso si esalta per Mandzukic, ex Bayern ed Atletico, e vorrebbe Goetze, già consacrato giovanissimo campione del mondo. Lo sportivo invece accetta Khedira a parametro zero e vede bene l’investimento su Dybala. Rugani è ben voluto da ambo le parti, cresce con i pilastri della difesa, tra un anno lo si aspetta per l’affermazione. Lemina idem, indipendentemente dal momento in cui è stato preso. Le domande che sorgono si rivolgono ad altri: Alex Sandro, per i soldi che è stato pagato, Zaza, per il ruolo che gli viene assegnato, Cuadrado, per la necessità tattica presunta visto il 4-3-1-2, Coman, prestato quando poteva essere un’opzione col colombiano appena citato in un 4-4-2, 4-3-3 o 4-2-3-1, Llorente, epurato a 0 euro per risparmiare sull’ingaggio, Hernanes, ultimo nome disponibile in termini di qualità prezzo per il fantasista.

Così come le domande sorgono spontanee, anche le opinioni vengono a galla: dal momento che Allegri arriva a Vinovo, si sa per certo che per applicare il suo modulo la prima necessità sia il trequartista, il 10 che tra le linee salta l’uomo, innesca gli attaccanti, accende il gioco, spezza il campo. Se non si prende nel 2015, per il 2016 deve essere il must. Sneijder, Mkhytarian, Goetze, Pastore, Ozil, Draxler, Eriksen, Oscar. Nessuno di loro, ma arriva Hernanes; per carità, tecnicamente non si discute, dal punto di vista societario buon colpo, ma per gonfiare il cuore del tifoso ci vogliono acquisti come furono Zidane o Nedved. Un altro Diego? Non crediamo visto che già da un po’ gioca in Italia, ma tutto sommato ci aspettavamo proprio in quel ruolo l’acquisto del vero top-player. Non si stanno quindi, almeno da parte mia, discutendo le manovre di mercato in se’ per se’, ma la linea che si sta cercando di prendere. Soprattutto alla luce delle cessioni fatte. Come dire che, in primis, dopo il ritorno in finale di Champions, i tifosi si aspettavano di rinforzare la squadra; in secundis, visti gli addii eccellenti, già pronti degli sostituti con la S maiuscola. Questo è quello che rende, non dubbiosi – per carità – ma perplessi si.
Pazienza è la parola chiave. Da parte dei tifosi, da parte di tutti. Pazienza e fiducia. Nei giocatori, nell’allenatore e nella società. Pazienza perchè il nuovo ciclo parte con certezze (la vecchia guardia, Mandzukic attaccante navigato, la fame di vittoria che non cessa mai), fiducia perchè nei giovani bisogna – sempre – riporla e perchè, come si dice, chiusa una porta, si apre un portone. Dopo 4 anni, tra chi nega che ci sia un anno di transizione e chi invece lo vede come ineluttabile, ci sta comunque che si cerchino nuove vie, si fissino nuovi orizzonti, si percorrano nuove strade. Certo è che se si profilasse per la prossima stagione l’ipotesi di eventuale recompra di Morata da parte del Real Madrid, e magari una cessione in grandi soldi di Pogba, quest’annata dovrebbe comunque terminare con qualcosa di sostanzioso. Quantomeno in termini di progetto, e su quella stregua le due cessioni dello spagnolo e del francese porterebbero fondi da investire, con criterio e per un fine ben preciso. Anche perché il rischio che si corre è di vedere perso un lavoro fatto ad hoc in questi 4 anni. Ripeto, fiducia e pazienza, pazienza e fiducia. Per una stagione, non per tante altre.
Una cosa è certa: che la società sta lavorando, per il bene della Juventus, per il bene dei tifosi. Ha dato prova di serietà e di oculatezza, ha saputo investire, ha raccolto ed ora sta riseminando. Pazienza e fiducia, l’anno zero della Vecchia Signora comincia adesso.

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