C’ERA UNA VOLTA IL CALCIO ITALIANO

1408257_smallHo messo recentemente un ‘like’ sulla pagina Facebook “SERIE A: OPERAZIONE NOSTALGIA”, dove vengono postate foto di grandi ex calciatori che giocavano nel nostro campionato. Erano gli anni d’oro del calcio italiano, erano gli anni in cui le squadre italiane primeggiavano in Europa, erano gli anni in cui il nostro torneo era una vetrina importante per i calciatori che volevano affermarsi. Oggi? Solo riflessi. Solo sbiadite immagini di un calcio che qualitativamente non esiste più. Il calcio delle ‘7 Sorelle’, il calcio delle ‘bandiere’, il calcio che tanto ci rammarichiamo non ci faccia più sentire orgogliosi.

download (4)Come e perché sia cambiato credo di saperlo: il ‘Dio Denaro’ è il ‘Grande Artigiano’ che controlla e decide. La crisi economica che attanaglia il mondo intero, ha nell’Italia un bersaglio fragile e facile, visto che siamo noi i primi a non sostenere, mentalmente e fisicamente, un processo di ripresa. Così, anche se il calcio è una macchina in cui i soldi certo non mancano, se paragoniamo la nostra Serie A ad altri campionati europei, ciò che vediamo è un torneo, il nostro, con stadi mezzi vuoti e vecchissimi, giovani calciatori schiavi dei procuratori, stelle cadenti che prendono l’Italia come ‘una botta di vita’; dall’altra, giocatori supereroi, stadi che scoppiano di persone, aitanti giovani che rimpinguano i serbatoi delle nazionali del loro paese.

Aldair0001Programmazione, mentalità, investimenti: queste le parole del successo che hanno adottato molti club stranieri. In Italia, solo la Juventus, attualmente, ha saputo farlo; l’Inter, nonostante un bambolotto con gli occhi a mandorla che di calcio vorrei sapere che ci capisce, lo sta facendo, così come la Roma, che sebbene non riesca ancora a scrollarsi di dosso l’appellativo di ‘eterna seconda’ sta investendo nel modo giusto. Il Milan invece si è svegliato solo quest’anno dal sonno quasi trentennale, e glorioso per carità, del duo Galliani-Berlusconi. Le altre? Questione di soldi, ancora una volta. La Lazio ha uno strozzino di nome Lotito che venderebbe pure sua madre, il Parma vediamo tutti da dove ripartirà dopo che Ghirardi si è mangiato anche l’erba dei campi da allenamento, la Fiorentina ha un progetto il cui obiettivo finale ancora non ho ben chiaro. Personalmente, salvo, in parte, il Napoli, che galleggia tra la megalomania del suo Presidente e la mancanza di mezzi, oggettiva, per saziarla.

Asprilla2_MGzoomEppure, i famosi anni d’oro del nostro calcio, ovvero dagli anni ’80 al 2006 (scelgo quest’anno perché la vittoria del Mondiale ha segnato il reset qualitativo del nostro campionato) dicevano di un Parma in Coppa UEFA, della Roma Campione d’Italia, del Napoli di Maradona, del Milan degli Immortali, della Juve di Lippi, della Lazio di Cragnotti, della Fiorentina di Rui Costa e Batistuta, dell’Inter di Ronaldo. Oggi sembrano favole, leggende addirittura. Più forti di tante altre squadre che oggi dominano certi campionati, a detta non certo mia, bensì di grandi maestri del calcio che hanno vissuto parte di quegli anni e che oggi sono ancora in scena.

tumblr_m8dro0fzXm1qmyf06o1_400Il calcio è cambiato per via del cambiamento che alcuni club hanno adottato dopo aver attraversato un punto di rottura. Esempio, la Germania. Dopo l’Europeo del 1996,dove la generazione di Bierhoff, Moeller, Effenbergh, Sammer non aveva più niente da dare, hanno investito sul settore giovanile e sullo sviluppo del brand e del merchandising, su stadi più confortevoli. Risultato: oggi la Bunden è un campionato spettacolare. Campi meravigliosi, stadi pieni, giovani tra i migliori al mondo. Ovvio, ancora una volta, il denaro fa la differenza, solo il Bayern vince e rivince, ma la Nazionale tedesca ha vinto il Mondiale meritatamente, alcuni giocatori erano già presenti nel 2006, chissà quanti lo saranno, come protagonisti e non comparse, nelle manifestazioni future.

weah4Altro esempio la nazionale spagnola. Idilliaca nel gioco e negli interpreti con il Barcellona di Guardiola, ha aggiunto la garra dei giocatori del Real Madrid di Mourinho, ed ha vinto due Europei ed un Mondiale. Certo, non possiamo aprire una parentesi sulla Liga, che è secondo me un campionato di basso livello, ma sulle due squadre più importanti della Spagna e tra quelle europee e oltre, si. L’occhio si sofferma sulla gestione di questi due club. A Madrid la squadra è una polisportiva gestita da soci, che versano una quota associativa di 150 euro annui, in cui la catena che muove il meccanismo è semplice: soldi=vittorie=soldi=vittorie. Stesso discorso per il Barcellona. 175000 tra soci e stakeholders che versano denaro e godono concretamente ed emotivamente dei successi del club.

signori_620x410In Inghilterra, paese che prospera economicamente, la magnificenza della Premier League ha attirato grandi investitori (Mansour ed Abramovic) che hanno portato altrettanto grandi quantità di denaro nei club, messi perciò nella posizione di poter investire nei calciatori più bravi. Nel Manchester United, altro esempio, gli introiti sono forniti da fondi d’investimento stranieri che, appunto, investono nel club. Il grande seguito popolare, a livello di presenze allo stadio e della vendita del merchandising, sono stati i presupposti per portare denaro sonante nelle casse dei maggiori club inglesi.

Quindi, quali sono i motivi per cui il calcio italiano è declinato, e sta inesorabilmente continuando a farlo? Li metto in ordine sparso, vedete voi quali sono il primi e l’ultimo:

1- STADI: la scandalosa speculazione che ha portato alla costruzione degli stadi per i Mondiali del ’90 viene tutt’oggi pagata non solo in termini economici ma anche…plateali. Stadi da oltre 60.000 spettatori riempiti meno della metà, strutture fatiscenti che risalgono addirittura ai tempi del fascismo, che, al di là dell’evento calcistico, non possono essere sfruttati per altro. Negozi e ristoranti, centri ricreativi e di aggregazione sono invece fonti di introiti e di partecipazione che aumentano notevolmente i benefit dei club. Senza contare il fatto che uno stadio deve essere di proprietà dei club; molti costi, ma anche entrate.

2- POLITICA: in senso stretto, nel senso di mancanza di supporto da parte delle Pubbliche Amministrazioni nell’agevolare le squadre di calcio in termini di concessione di strutture e di chiusura nei confronti di possibili investitori che, ovviamente, cercano un riscontro economico sul territorio; in senso lato, nel senso che la diceria “in Italia comandano gli Ultrà” è un dato di fatto. La politicizzazione delle curve in Italia non permette alle società di crescere, giacché senza tifosi il calcio perde parte della sua spettacolarità e perché numerosi sono stati i sabotaggi che certi club hanno subito.

3- SETTORE GIOVANILE: l’Italia è un paese per vecchi. I giovani italiani sono schiavizzati da squali procuratori che preferiscono mandarli all’estero e guadagnare piuttosto che farli crescere in Italia. In termini imprenditoriali questa logica ha senso, in termini sportivi si ottiene una nazionale mediocre e priva di giovani rampanti. Almeno un numero tale da far ben sperare. La realtà ci dice che molti club schierano ragazzi provenienti da paesi assurdi, e sfido chiunque a negare che in Italia non ci siano ragazzi altrettanto bravi. La realtà ancora più allarmante è che spesso vediamo squadre che non hanno neanche un italiano in campo.

tumblr_m08miyJEHa1qfxktpo1_1280Serve una svolta, epocale, non solo per il nostro paese, ma in questa sede anche per il nostro campionato. Una svolta di mentalità, di chi comanda e di chi partecipa. Una svolta che riporti al top quello che era considerato il campionato più competitivo al mondo, quello che in un passato non troppo lontano ma che sembra un’era fa, ci faceva piangere, gioire, trepidare, emozionare, discutere, litigare…perché prima di tutto, contavamo ed eravamo fieri.

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